Sei raffreddato? No, sono solo allergico. È questa la classica risposta che sentiamo ripeterci.
SOLO allergico. Ma l’allergia, al contrario di ciò che si pensa, non è un semplice fastidio. È una vera e propria patologia che, partendo dal naso o dagli occhi, può estendersi a molti comparti del nostro organismo. La cosiddetta marcia allergica indica proprio questo.
Dalla mucosa del naso, l’allergia marcia verso altri organi come le vie respiratorie, i polmoni, la pelle e l’apparato gastroenterico. Quindi non possiamo dire di essere solo allergici. Quando non la prendiamo sul serio e non la curiamo, è lei che si prende gioco di noi, insinuandosi nei vari distretti e allungando i suoi tentacoli ovunque.
Ed ecco che da qualche starnuto passiamo a un naso chiuso e gocciolante che impedisce di respirare bene, agli occhi che bruciano e lacrimano, a una tosse secca che disturba, a un prurito con desquamazione della pelle, fino ad arrivare alla “fame d’aria”, cioè l’asma.
Questo non può essere classificato come un fastidio. La gravità di una patologia non si misura da quanto possa essere mortale, anche perché la stessa allergia potrebbe esserlo, basti pensare agli shock anafilattici, bensì da quanto sia invalidante per la vita di una persona.
L’allergia, qualsiasi sia l’allergene, porta con sé un fattore di deprivazione. La naturale tendenza, comprensibile, è quella di allontanare o togliere il rischio.
Via i tappeti, le tende, i peluche dalle case; via i cani, i gatti, i criceti; no alle scampagnate, alle gite fuoriporta, alle partite di calcetto o alle corse nei prati e nei boschi. Una sequela di no che condiziona pesantemente e che altrettanto pesantemente si riverbera sulla socialità e la psicologia delle persone con allergia. I bambini si sentono emarginati, si sentono diversi. Spesso sono oggetto di bullismo in quanto soggetti particolari. Occorre prestare particolare attenzione al benessere delle persone con allergia.
Per questo è così importante che lo specialista utilizzi precocemente l’unica terapia curativa presente sul mercato, l’unica riconosciuta dall’OMS come terapia eziologica, che modifica, cioè, la storia naturale del paziente. Contrariamente ai farmaci utilizzati costantemente che si limitano ad addormentare i sintomi, questa terapia interviene determinando un cambiamento nella risposta immunitaria e lo fa in modo del tutto naturale.
La terapia, infatti, induce una tolleranza del sistema immunitario verso l’allergene che provoca in lui, normalmente, una risposta esagerata. Quindi un’alleanza, una tolleranza che porta alla remissione della patologia. È importante che la persona con allergia si informi, si rifiuti di essere schiavo di medicinali per tutta la vita e abbia cura di se stessa. D’altronde è fondamentale che anche lo specialista non proponga, ma prescriva la terapia.
Proporre significa lasciare alla persona la scelta di optare per quella terapia come si opta per un cosmetico o un profumo. Prescrivere significa garantire alla persona che da quel momento è lo specialista che, in virtù della sua conoscenza specifica, prende la decisione in scienza e coscienza per il paziente stesso. Si fa, cioè, carico della sua guarigione e lo guida nel suo percorso, più o meno lungo, condividendo con lui tutti gli step necessari. È proprio l’alleanza terapeutica tra persona con allergia e specialista la chiave della remissione dalla terapia. Ognuno deve fare un pezzetto di strada per arrivare al traguardo.